Cosa ne dice -Vivienne Westwood

This is for Italian readers: a way to think about how things are going in the world of today and what to do about it according to Vivienne Westwood.



Leggere libri può abbassare la febbre della terra? Sì, secondo il westwood-pensiero è proprio ricominciando dalla cultura che possiamo «rifarci una vita», investire su quello che conta e dire stop ai consumi sfrenati.
«Certo, voi mi conoscete come stilista, ma io sono prima di tutto una lettrice appassionata e un’amante dell’arte. Nell’epoca in cui viviamo la cultura è stata messa da parte e ciò è molto pericoloso. Il disastro ecologico con cui ci stiamo confrontando è strettamente connesso a questo fatto. Più leggiamo e ci interessiamo d’arte, meno assecondiamo il consumismo sfrenato, meno saremo preda di strumentalizzazioni. Il pericolo maggiore, in questa situazione, è finire invischiati in un perenne stato di distrazione, nel quale la gente smette di pensare. In questo senso la cultura è il migliore antidoto alla pubblicità martellante e a ogni tipo di propaganda. La nostra è l’epoca degli specialisti. Uno “specialista” è una persona che accumula conoscenze in ambiti sempre più specifici. Per molti ciò che hanno da dire queste persone è sempre meno comprensibile, e la conseguenza è che ci nutriamo di opinioni generalistiche e massifi cate. Il conformismo è un sintomo di declino civile: quando tutti la pensiamo allo stesso modo in realtà significa che abbiamo smesso di pensare. Quando mi sono accorta dei mutamenti climatici in corso, per esempio, per me è stato un vero shock…».
E qual è stato il campanello d’allarme?
L’abbattimento della giungla brasiliana e di tutte le foreste pluviali mi ha angosciata a lungo. Poi, circa quattro anni fa, ho letto un’intervista a un novantenne di genio, James Lovelock, che mi ha profondamente scioccata. Penso che la sua Ipotesi Gaia sia importante quanto le teorie di Darwin. Anzi, più importante ancora, perché richiede un nostro intervento attivo. Scegliendo quel nome, è come se James avesse deciso di personificare la terra perché cominciassimo a considerarla come un essere vivente: Gaia, la madre terra. Secondo lui, nel giro di una o due generazioni la temperatura si alzerà a un punto tale che diventerà in gran parte inabitabile. Gaia sopravvivrà, ma i suoi figli moriranno. L’alternativa è una sola: cambiare prospettiva e porsi alcune domande molto semplici. Che cosa immette nel sistema un albero? Ossigeno. E di cosa si nutre? Di Co2, ovvero anidride carbonica. Grazie alla luce, l’albero produce carboidrati, di cui noi ci nutriamo. Mentre l’ossigeno ci permette di respirare. Quindi, perché uccidere ciò che ci fa vivere? Perché distruggerci con le nostre mani?
Come concilia questo impegno con il fatto di essere stilista?
La domanda che mi pongo è la seguente: cosa posso fare come singolo individuo? Innanzitutto informarmi. Abbiamo una tale quantità di informazioni a disposizione, ogni momento non fanno che arrivare notizie. E allora usiamole, parliamo con gli altri, facciamo pressione sui politici e nei confronti delle compagnie petrolifere, che se la cavano sempre facendo un gran casino senza preoccuparsi dei rimedi.
Come ha reagito alla dispersione di petrolio nel Golfo del Messico l’anno scorso?
Ci dovrebbe essere una moratoria sull’estrazione di petrolio in acque profonde. Non è concepibile che paesi come Usa, Canada e Russia stiano a discutere sul diritto di proprietà dell’Artico e del suo petrolio. Le risorse dovrebbero essere un bene comune! In questo momento dovremmo limitarci a sfruttare le riserve petrolifere facilmente accessibili, lavorando anche allo sviluppo di fonti di energia alternative e sostenibili, prima che sia troppo tardi.
Come stilista, quali cambiamenti le piacerebbe attuare?
Il primo impegno che ho preso è stato promuovere la cultura del “do it yourself ”. Invece di comprarti una giacca, vai in bagno, prendi un asciugamano e fattela da sola. Ragazze, usate i boxer di papà, le sue camicie, insomma sbizzarritevi! Prendete una felpa e indossatela come fosse un paio di pantaloni. Fatevi una t-shirt personalizzata con la foto del gatto o, che so, con un disegno: lo prendete, lo infilate in una busta di plastica trasparente e lo fissate alla maglietta con due spille. Ciò che dice va contro il sistema moda. L’industria del fashion invece procede a ritmo di collezioni primaveraestate e autunno-inverno, di prime e seconde linee. Sì, ma quello che intendo dire io è: compra meno e scegli con cura. Preferisco la qualità alla quantità. Non mi funziona un’idea di crescita per cui perché io stia bene tu devi stare male. Abbiamo sfruttato il mondo fino all’osso e il riscaldamento globale va a braccetto con la crisi finanziaria. Oggi la mia collezione Gold Label si sovvenziona con la quantità, nel senso che ogni nuova creazione viene ulteriormente sviluppata dai miei collaboratori per altre linee. Detesto quell’enorme quantità di roba! Noi stilisti ci muoviamo tutti nella stessa direzione: produciamo troppo. Ma è così che funziona l’industria della moda. Io cerco di produrre vestiti di qualità e accessori di valore, di rallentare un po’ per concentrarmi meglio sulla qualità, ma un’azienda per essere sana deve espandersi. Noi stiamo per aprire uno store in Cina e una boutique a Los Angeles, il che comporta ulteriori viaggi, spedizioni. Certo, si possono cercare soluzioni “verdi”: pare che l’inquinamento causato dallo spostamento di merci sia responsabile per il 50 per cento dello scioglimento dei ghiacci. Posso tentare di ridurre gli spostamenti aerei dello staff: meno viaggi e soggiorni più lunghi.
Anche lei comunque è parte di questo meccanismo e volendo avrebbe il potere di fermarlo.
No, non ce l’ho. Potrei chiudere la mia attività, questo sì, avrei il potere di farlo. Ma non ci ho mai pensato sul serio. Come dicevo, se tutti comprassimo meno abiti e scegliessimo meglio… il mondo cambierebbe, la gente comincerebbe a capire qual è il prezzo giusto per la qualità e forse si deciderebbe a scendere dalla giostra consumistica della moda. Sì, io ho la fortuna di disporre di una quantità impressionante di vestiti (in parte miei), ma continuo anche a usare vestiti che possiedo da dieci anni. Quando un abito mi piace, non smetterei mai di indossarlo.
Quindi il suo consiglio per combattere il riscaldamento globale è: cambiamo il nostro stile di consumo.
Sì, potremmo cominciare col volare di meno e consumare meno benzina. Uno degli strumenti più efficaci potrebbe anche essere smettere di mangiare carne. Paul McCartney ha lanciato la campagna “lunedì senza carne”. Rivedere la propria dieta vuol dire impegnarsi per migliorare il mondo.
Cosa pensa che direbbe James Lovelock se fosse qui ora?
Direbbe: «Pensiamo a divertirci! Tanto è già troppo tardi».
Un vero guastafeste, insomma.
Lovelock ha un approccio molto filosofico. Spera che ci evolveremo e un giorno diventeremo migliori. Dice che Gaia non avrà una seconda possibilità di generare una cosa così meravigliosa come noi umani. La Bbc Radio 4 tempo fa faceva un programma stupendo, in collaborazione con il British Museum, Storia del mondo in 100 oggetti: 15 minuti al giorno che poi sono diventati un libro, edito da Neil MacGregor. Presentava, una dopo l’altra, le invenzioni che costellano la storia dell’umanità, le pietre miliari della nostra intelligenza. Una delle prime puntate era dedicata all’amigdala, usata per incidere la carne, tagliare il legno, scavare buche e difendersi dagli animali. Questa pietra risale a due milioni di anni fa! Due milioni di anni fa sulla terra c’erano uomini come noi. Tutto ciò ti fa pensare che la specie umana non è esattamente una parentesi irrilevante nella storia dell’evoluzione.
Ma, in concreto, noi che cosa possiamo fare?
Conosce l’espressione get a life, cioè “smetti di scocciarmi, fatti una vita”? Ecco, mi piacerebbe produrre una serie televisiva e chiamarla così, è un titolo che funziona a due livelli. Come esortazione a lasciare alle generazioni future un mondo abitabile. E poi come pretesto per chiedere a noi stessi che fare, qui e ora, per pretendere il meglio da noi stessi. Per “farsi una vita”, la gente deve andare al museo, ascoltare musica, andare a teatro, leggere. E se vivi in campagna, comincia a imparare il nome delle piante e degli animali. È tutta cultura. Ma queste cose non te le servono su un vassoio d’argento, devi conquistarle. Ogni volta che leggi un libro, arricchisci la tua visione. Ogni volta che osservi un quadro, fai tuo un nuovo punto di vista. Aprire un dizionario e imparare una parola nuova mi rende così felice! E la tua visione del mondo cambia.
Quindi il punto è questo: abbiamo il potere, come individui, di fare la differenza. Altro da aggiungere?
Che il tempo è un bene di lusso. Non stiamo troppo a lungo fermi con la scusa di assorbire meglio quello che c’è intorno. Investiamo in qualcosa, lottiamo per qualcosa. Non per forza il mutamento climatico. Qualunque cosa sia, uno comincia a creare delle connessioni. Il mio credo è: tanto dai, tanto ricevi.
Le iniziative di Vivienne Westwood e le news che la riguardano si possono seguire online sul suo sito e sul blog che ospita anche i numerosi video prodotti dalla stilista per ispirare i più giovani (ma non solo) a investire nella cultura.
 by Jackie Frank

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